Uncommissioned Landscape: street art, storia e ruderi firmati Ligama

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Casa Editrice Cummo ha avuto il piacere di intervistare Ligama. Artista siciliano classe 1986 che ha studiato a Catania all’accademia delle belle arti, dove è iniziata la sua carriera artistica!
Oggi ci presenta un suo progetto artistico targato: Uncommissioned Landscape!
Una sorta di meditazione artistica che parte della nostra cultura figurativa dove i colori convivono con reperti d’arte classica e con piante che, come i ruderi, compaiono all’improvviso.

Come hai iniziato la tua carriera come artista? Cosa ti ha spinto a esprimere la tua creatività attraverso l’arte urbana?

Uncommissioned Landscape è nata per caso, come la mia carriera e come tutte le cose che accadono nella vita mentre cerchi di farne altre. Catania nel 2016/2017 è stata travolta da una voglia condivisa di cambiare l’aspetto degli spazi urbani; più o meno consapevolmente insieme ad altri artisti iniziammo ad intervenire sulle superfici murarie, ispirati da ciò che accadeva nelle capitali europee ormai da qualche anno. Lo studio iniziava a starci stretto, le tele non bastavano più, così siamo usciti per le strade. Mi accorgevo che le cose cambiavano mentre le facevo; aumentava la considerazione, si focalizzavano le attenzioni, tutti più o meno riconoscevano i miei interventi sui muri… insomma forse stava succedendo finalmente qualcosa di importante.

Ligama mentre disegna noblesse obblige

Come è iniziato il tuo “viaggio da artista”?

Mi sono già fatto questa domanda. Senza dubbio posso affermare che l’inizio del mio viaggio risale al periodo in cui frequentavo l’Accademia, ai lunghi viaggi in autobus fatti in Sicilia. Ho accumulato una serie infinite di immagini dal finestrino che (col senno di poi) inconsapevolmente ho immagazzinato, selezionato ed elaborato, creandomi un insolito database che inconsciamente è venuto fuori quando ho iniziato ad osservare lo spazio che mi circondava con maggiore consapevolezza artistica, capendo finalmente che ciò maggiormente mi attraeva era il paesaggio.

Uncommissioned Landscape: Una perfezione atavica

La sua perfezione atavica e al tempo stesso mutevole, quel senso di serenità e sicurezza che provavo nel mio continuo rifugiarmi in esso, la voglia di viaggiare per tornare a casa, il desiderio di manipolare la visione globale delle cose con semplici interventi pittorici. Partii una mattina, a dicembre, come quando andavo in campagna con mio padre e mio nonno; feci un pezzo, un piccolo intervento, niente di studiato, nessun progetto, nessun piano. Ma capii subito che quella era la mia strada, che era un intervento semplice e puro, sincero, che era il mio modo di legare me stesso indissolubilmente alla mia terra attraverso l’unica cosa che mi riusciva; dipingere. Questo mi ha fatto stare bene e allora non ho più smesso.

Ligama- noblesse-obblige-Uncommissioned-Landscape

Qual è il significato simbolico dei ruderi nel paesaggio siciliano e nella memoria collettiva?

I ruderi secondo me sono degli oggetti magici e vi spiego perché. Sembrano essere li da sempre, così come le rocce, gli alberi, le colline e i torrenti. Sono parte integrante del nostro paesaggio tanto da non farci neanche caso. Nessuno infatti, passando per una qualsiasi strada siciliana, si stupirebbe per la presenza di un rudere.

Qual è l’importanza dei ruderi come oggetti temporali e come interagiscono con il tempo?

Sono stati abitazioni, stalle, rifugi, esistono in uno stato di eternità apparente che penso non possiedano.Dal 2017 ho intrapreso un viaggio attraverso la Sicilia alla ricerca di questi oggetti magici per trasformarli e per cambiare la percezione delle cose. Un viaggio di appropriazione attraverso la pittura. Un’indagine sul mio territorio, per conoscere la storia dei luoghi e ricucire i tessuti di nuove geografie. Gli interventi pittorici segnano questo viaggio e segnalano ogni passaggio; gli oggetti ricevono nuove informazioni che interagiscono con quelle accumulate nel tempo e diventano oggetti temporali. Dando vita a un tempo nuovo. Mutabile anch’esso. 

Cosa si intende per “Uncommissioned Landscape” e come questo lavoro segna la fine di un tempo percepito inesatto?

Uncommissioned Landscape è un lavoro che vuole segnare la fine di un tempo percepito inesatto rimettendo in relazione gli elementi che lo compongono per provare a manipolare la durabilità del reale e osservare il frutto delle nuove relazioni che essi stabiliranno con gli uomini

Come questa rappresentazione artistica dei ruderi può contribuire alla comprensione e all’apprezzamento della storia e del territorio siciliano?

La prima che ho definito “tempo perso” è caratterizzata da semplici interventi cromatici astratti, realizzati con l’aiuto di un software di elaborazione digitale che analizza i suoni elaborandoli in codici colore che man mano ho utilizzato nei miei interventi; insomma una palette cromatica che nasceva proprio dai suoni che registravo nei luoghi in cui intervenivo. Sono interventi astratti, forme pure che interagiscono con la materia del muro e con quella del paesaggio.

Sono interventi così … a tempo perso

Evidenziano il rudere nella visione generica del paesaggio colpendo come un pugno anche il viaggiatore più distratto che non può non notare quel rudere che aveva già visto mille volte senza neanche farci caso. “Tempo perso” un pò perché sono interventi così … a tempo perso appunto, cioè molto istintivi, quasi primordiali, autentici. “Tempo perso” perché nello sviluppo del progetto è stato proprio il tempo a fare tutto il resto. Io ho dipinto gli oggetti, il tempo continua a cambiarli restituendoceli ogni giorno sempre diversi, fino a quando (chissà) scompariranno.

Sono interventi così … a tempo perso

La seconda direzione di questo mio viaggio mi ha portato ad incontrare un paesaggio domestico,  e l’ho definita Noblesse Oblige.

Queste piccole case di campagna, abbandonate in un paesaggio che le accoglie e le possiede quasi indifferente, hanno quasi tutte un albero davanti la porta per fare ombra e di solito sorgono in cima ad una collina. Sono luoghi di quiete. Dentro ci ho trovato i resti delle vite degli altri, i segni del tempo, le cicatrici dei muri, mobili bruciati, oggetti distrutti, ragnatele, muffa, merda. Insomma la fine di qualcosa. Sono sempre stato affascinato della decadenza fino a trarne un’estetica ed è per questo che mentre cercavo di cambiare la percezione del paesaggio aggiungendo informazioni pittoriche a questi ruderi inevitabilmente ci sono entrato.

Perchè Noblesse Oblige è un lavoro sull’abbandono?

Ho riempito l’assenza con la pittura. Noblesse Oblige è un lavoro sull’abbandono, restituisce a queste case ciò che non c’è più, o che probabilmente non c’è mai stato. Riscrive nuove storie sui resti di vite semplici e modeste, ben lontane dal lusso dell’aristocrazia per cui esistevano. Nessuna rinascita o rigenerazione, solo il bisogno di raccontare il passato attraverso il passato, capovolgendo le sensazioni attraverso i segni di una pittura anacronistica. Un tributo alla decadenza. Noblesse oblige si usa quando un gentiluomo apre la portiera ad una donna, ma anche quando lo stesso gentiluomo sputa; l’espressione è la stessa, cambia il tono. Questa è la beffa della nobiltà e questo è il destino dei luoghi che incontrano la pittura.

La terza e ultima direzione è quella degli Ex-voto

Ho lasciato qua e la piccoli segni di riconoscenza e gratitudine alla natura come si fa per i Santi per le grazie ricevute. La mia grazie è stata quella di essere nato su quest’isola.

La terza e ultima direzione è quella degli Ex-voto

Hai mai collaborato con aziende o marchi per progetti artistici?

Uncommissioned landscape è il mio progetto artistico principale, la cosa a cui tengo di più ed ha senso perché è appunto tautologicamente non commissionata, autentica, nasce dall’urgenza artistica che mi porto dentro. E’ un’opera sincera e libera, non ha regole, non ha padroni. Tutti possono fruirne semplicemente facendo una passeggiata. E’ forse un modo per sdebitarmi con la vita.

Parallelamente (e direi ovviamente) sviluppo la mia carriera artistica con progetti commissionati; opere pubbliche per amministrazioni, festival, fondazioni, gallerie e si, anche brand.  Ho collaborato con molte aziende in Italia in Europa, da piccole imprese a multinazionali.

Quali sono le considerazioni che fai prima di accettare una partnership o una commissione?

  • Prima di realizzare un progetto o accettare una partnership le considerazioni sono molte e molto articolate, in genere sono processi di avvicinamento che durano molti mesi.
  • Considerazioni innanzitutto artistiche che riguardano la validità del prodotto e il suo impatto sullo spazio pubblico che si sviluppa intorno; quale sarà il messaggio, come cambierà lo spazio urbano, come interagirà con il pubblico, come influirà sul mio futuro, ecc ecc.

Considerazioni di immagine che riguardano principalmente la crescita artistica, il mio stile, il mio linguaggio alla ricerca costante di nuove ispirazioni e nuove espressioni, in continua evoluzione da sembrare incoerente…come ne uscirò da quel determinato progetto?

Infine considerazioni commerciali ed economiche ovviamente.

In ogni caso e per ogni progetto l’unica regola che mi impongo è quella di dire la verità. Essere sincero è secondo me la più grande disciplina da tenere in considerazione, quando si fa l’artista.

Perché, e chiudo, se dici una bugia su un muro di venti metri… si vede e come!

Ligama – https://www.ligama.it/

Ligama x casaeditricecummo.it – tutti i diritti riservati

Foto di Carlo Arcidiacono

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