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Il governo Meloni vara un decreto a tutela dell’interesse nazionale: cosa cambia per le imprese

Un decreto a tutela dell’interesse nazionale. Un provvedimento ad hoc è stato varato dal Consiglio dei Ministri, su proposta della premier Giorgia Meloni, del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, che introduce misure a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici.

Obiettivo è intervenire per mettere un argine all’emergenza economica innescata anche nel nostro Paese dalla crisi energetica in conseguenza della guerra in Ucraina. Sono sempre di più le imprese italiane che rischiano di crollare di fronte ai prezzi dell’energia fuori controllo, piegati dal salasso di bollette sempre più insostenibili.


Da qui, la decisione del governo di intervenire a favore delle imprese che gestiscono a qualunque titolo impianti e infrastrutture di rilevanza strategica per l’interesse nazionale nel settore della raffinazione di idrocarburi, che si trovino di fronte a “imminenti rischi” di continuità produttiva tali da diventare
potenzialmente pericolosi per l’interesse nazionale, in seguito a sanzioni imposte nell’ambito dei rapporti internazionali tra Stati.


Il decreto prevede che il commissario ministeriale possa avvalersi anche di società a controllo pubblico operante nello stesso settore e senza pregiudizio della disciplina in tema di concorrenza.

L’amministrazione temporanea è disposta per un periodo di massimo 12 mesi, prorogabile una sola volta fino a ulteriori 12 mesi. L’intera disposizione ha carattere temporaneo, con validità sino al 30 giugno 2023.
Come primo effetto di questa decisione, il decreto Meloni ha di fatto salvato la raffineria Isab di Priolo, Sicilia, provincia di Siracusa, controllata indirettamente dal colosso russo Lukoil. Per lo stabilimento sarebbe stata prevista un’amministrazione temporanea, che allontana così il rischio chiusura.


Il decreto garantisce la continuità del lavoro nella raffineria Isab di Priolo che impiega con l’indotto circa 10mila persone. “Scopo dell’intervento d’urgenza – ha spiegato Meloni – è tutelare al tempo stesso un nodo energetico strategico nazionale e i livelli occupazionali così significativi per la Sicilia e l’intera nazione”.

Una proposta, quella dell’amministrazione temporanea per la Isab, peraltro avanzata dal Pd, che aveva proposto di qualificare l’impianto come infrastruttura critica nazionale e, quindi, di istituire un trusteeship
pubblico, nella forma di amministrazione fiduciaria temporanea, per garantire la continuità dell’operatività dell’impianto e l’occupazione nell’intero indotto.


Con la gestione fiduciaria possono essere firmati contratti di approvvigionamento di petrolio non russo, “validare gli stessi con il sistema sanzionatorio statunitense, far ripartire le linee di credito e permettere cambi proprietari, applicando la normativa sul Golden Power per garanzie occupazionali e di investimento”.

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